We can all work for truth and beauty

I wish I was a verb “to trust” and never let you down (“Wishlist”, Eddie Vedder, Pearl Jam)

 

Che cosa significa sostenibilità? Tra le tante definizioni quella che preferisco riguarda il futuro. Secondo la definizione proposta dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (WCED) nel rapporto Brundtland del 1987, per sviluppo sostenibile s’intende una crescita in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

 

Il 1 agosto 2018 la Terra ha terminato le risorse naturali a disposizione per l’anno in corso. È il cosiddetto Overshoot Day, il giorno del sorpasso, un giorno che ogni anno anticipa il suo arrivo (negli anni 70 il pianeta riusciva a “bastarci” persino fino al 29 dicembre). Attualmente per mantenere la popolazione sono necessarie risorse pari a 1,7 pianeti Terra. Assolutamente insostenibile. Le generazioni future devono trovare in fretta altri pianeti da sfruttare…o noi dobbiamo trovare il modo di rallentare.

 

Forse sembrano ancora in lontananza i rischi che corriamo, e cambiare rotta non sempre è facile. Le aziende in questo contesto sono le prime a doversi assumere le proprie responsabilità. I Sustainable Development Goals (SDGs), i 17 obiettivi di sviluppo globale creati dall’ONU sono una chiamata chiara, per i governi, per le imprese, per tutti. E molte aziende rispondono.

Pochi giorni fa a Londra si è svolta la Positive Week, giorni dedicati ai brand del mondo del lusso impegnati a generare un impatto positivo sul pianeta. Giorni organizzati da Positive Luxury, che si pone come obiettivo di ispirare le persone a comprare consapevolmente e i brand ad agire consapevolmente. Una community di #brandtotrust, brand in cui credere.

 

To trust… fidarsi, credere che qualcosa sia vero.

Radici etimologiche che rimandano a parole come integrità, fede, protezione, supporto, fedeltà.

Affidarsi, provare sicurezza e tranquillità…cosa ci fa sentire davvero così? Credere alle relazioni umane è complicato, la fiducia nelle istituzioni traballa, credere a chi governa il mondo è quasi impossibile. La modernità è liquida, incerta, siamo liberi e vulnerabili.  Le fake news sono un fenomeno di portata tale da poter influenzare il voto di una nazione.  Abituati alle bugie, non smettiamo però di cercare la verità, cerchiamo un faro da seguire. I brand, e le imprese possono fare luce dove la notte sembra più scura.

L’uomo è orientato a trovare un senso al suo essere al mondo, e le abitudini di consumo fanno parte della costruzione di questo senso. Ora più che mai. L’appartenenza e la fiducia accordate a un marchio piuttosto che a un altro esprimono qualcosa di noi. E questa fiducia va guadagnata e soprattutto mantenuta.

 

Scegliamo un profumo per l’emozione immediata che suscita in noi, ma anche per la relazione che instauriamo con il brand per i valori che ci comunica. E nella profumeria di nicchia la vicinanza, il contatto umano è alla base dell’esperienza d’acquisto.

 

Sviluppo sostenibile significa allora anche infondere fiducia. I brand non possono più solo raccontare, devono essere. La sostenibilità di cui abbiamo bisogno è certamente ambientale, ma anche sociale, umana.

L’industria, soprattutto quella del lusso che vive d’ispirazioni e desideri, deve darsi dei fini, trovare “qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione…”. Essere sostenibili significa credere “nei valori spirituali, nei valori della scienza, nei valori dell’arte, nei valori della cultura, negli ideali di giustizia…e soprattutto nell’uomo nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto” (Adriano Olivetti, nel discorso ai lavoratori all’inaugurazione del nuovo stabilimento a Pozzuoli, 1955).

 

Sostenibilità significa sostenere l’uomo nel faticoso tentativo di restare umano.

 

Ricordiamoci sempre quanto è prezioso il nostro essere al mondo…

 

 

Sii dolce con me. Sii gentile…

(di Mariangela Gualtieri, dalla raccolta “Bestia di Gioia)

 

Sii dolce con me. Sii gentile.

E’ breve il tempo che resta. Poi

saremo scie luminosissime.

E quanta nostalgia avremo

dell’umano. Come ora ne

abbiamo dell’infinità.

Ma non avremo le mani. Non potremo

fare carezze con le mani.

E nemmeno guance da sfiorare

leggere.

Una nostalgia d’imperfetto

ci gonfierà i fotoni lucenti.

Sii dolce con me.

Maneggiami con cura.

Abbi la cautela dei cristalli

con me e anche con te.

Quello che siamo

è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei

e affettivo e fragile. La vita ha bisogno

di un corpo per essere e tu sii dolce

con ogni corpo. Tocca leggermente

leggermente poggia il tuo piede

e abbi cura

di ogni meccanismo di volo

di ogni guizzo e volteggio

e maturazione e radice

e scorrere d’acqua e scatto

e becchettio e schiudersi o

svanire di foglie

fino al fenomeno

della fioritura,

fino al pezzo di carne sulla tavola

che è corpo mangiabile

per il mio ardore d’essere qui.

Ringraziamo. Ogni tanto.

Sia placido questo nostro esserci –

questo essere corpi scelti

per l’incastro dei compagni

d’amore. nei libri.

 

 

Bibliografia

Gualtieri M., Sii dolce con me. Sii gentile, da Bestia di Gioia

Olivetti A., Ai lavoratori

 

Link

www.sustainabledevelopment.un.org

www.overshootday.org

www.positiveluxury.com

 

A cura di Beatrice Balzarotti – master’s degree in Anthropology & Ethnology. She studies the forms of communication in their cultural framework, with a sensorial and emotional perspective.